




Titolo: 0. ELOGIO AL DISASTRO
Ovvero un pippone sul perché ho aperto questo blog dopo diciannove anni di diari segreti
Giorno più, giorno meno, sono diciannove anni che scrivo.
La prima attestazione certa risale a otto anni, quarta elementare, ero pure anticipataria. Su una carta geografica stereotipata dovevo dare un nome a monti, fiumi e ponti e spiegare il perché della scelta.
C'era un deserto che ho chiamato “deserto della solitudine” perché, cito testualmente, “quando sei sola vorresti qualcuno come l’acqua ma vedi soltanto miraggi che scambi per acqua reale e poi diventi triste quando vedi che ti sei sbagliata. E allora ti metti a cercare e cercare perché prima o poi l’acqua la trovi ma forse era meglio andare da qualche altra parte più bella invece che morire di sete nel deserto, che lì ci stanno pure gli scorpioni lo sanno tutti. Io è sicuro che nel deserto non ci andrò mai lo giuro lo cancello dalla mappa”.
Otto anni. A otto anni avevo già usato la mia prima metafora per spiegare una delle tante verità della vita che poi ho dimenticato nel ventennio successivo. E infatti nel deserto ci sono andata, per giunta a ferragosto, ma non è soltanto questo il punto.
Il punto è che un paio d'anni fa alla presentazione di un suo libro, Cristò ha detto che nei suoi scritti cerca la metafora giusta per dire sempre lo stesso fatto. E io credo di fare altrettanto, di aver raccontato per diciannove anni il mio deserto ogni volta con parole diverse e pur sempre uguali.
In effetti credo di essere monotona, ma per fortuna non è che abbia pubblicato chissà che: si può dire che per lo più eccello nella nobile arte di inviare papironi su Whatsapp allo stronzo di turno, ma ho pubblicato qualche pensiero ai tempi di MSN, poi su Facebook. Cose deprimenti e con troppe metafore, a rileggerle rabbrividisco, ma a quanto pare le cose deprimenti e con troppe metafore piacciono, a ciascuno il suo, c’è gente a cui piacciono i piedi il mondo è bello perché è vario e tanto meglio per me, anche se col passare del tempo ho continuato a scrivere cose sì deprimenti, però edulcorate da un mite piglio umoristico, perché come dice l’autorevole voce di Vasco Rossi bisogna vivere e sorridere dei guai. Per inciso, a me Vasco Rossi non piace affatto ma non è nemmeno questo il punto.
Pare che senza quell’alone romantico-decadente di seconda mano, la robetta che scrivo abbia un po' di sucesso... successo... mentre i fedelissimi della mia fase blu trovano che questo nuovo stile alla Giraud-Littizzetto non mi si addica affatto: “sei più profonda di questo”, dicono, ma a mio parere io profonda non lo sono mai stata, anzi se devo essere sincera, aspiro alla totale superficialità.
Ed è proprio questo il punto, questa la considerazione che mi ha portato ad aprire questo blog, decisione che in realtà non è del tutto mia, ma di Filippo.
Filippo l’ho conosciuto alla festa di compleanno del mio vicino, una decina di giorni fa, una di quelle feste in cui si inizia col dire io non bevo niente puoi giurarci parola di scout e si finisce col nascondere l’ultimo bicchiere di gin tonic rimasto in casa, allegando anche un post-it con “proprietà di Ari. Se lo trovi non toccare!!!”.
Ari è l’autorevole voce che sta scrivendo questo blog, Arianna Pelopini, quasi 27 anni, campionessa di salti alle conclusioni affrettate. Per inciso, mi piaccio meno di quanto mi piaccia Vasco Rossi ma non è di nuovo questo il punto.
Il punto è che quella sera io e Filippo abbiamo iniziato a parlare chi sei che fai che tipo di attaccamento materno secondo la teoria di Bowlby hai dai anche a me piace la fotografia sì ti consiglio di leggere questo libro di Moravia no me digas tú también hablas español ma che bello scrivi io ho un’Olivetti 32 e insomma è stata senza dubbio una delle conversazioni più piacevoli mai avute con un uomo.
... Dico sempre così, è vero, ma quella giuro è stata la prima volta in cui mi sono sentita intellettualmente inferiore a un uomo e perciò come minimo gliela dovevo dare, in segno di riconoscenza eh, e così è stato.
Nonostante il feeling mentale ma pure quello fisico non è stato niente male eh, non gli si può dire proprio niente a Filippo assolutamente proprio niente... vabbè passiamo oltre sennò il webbe mi censura al primo articolo... nonostante il feeling su più fronti e posizioni, Filippo il giorno dopo non s'è fatto sentire.
Non che la cosa sia sorprendente, figuriamoci, però una skill che si acquisisce con gli anni e un vasto assortimento di scherzi del destino, che è la mia maniera più carina per chiamare gli uomini, una delle mie skills preferite è quella di capire subito se l’uomo che hai davanti ti vuole scopare e basta o ha un minimo di interesse e a me sembrava che Filippo fosse interessato, a dirla tutta anche più di quanto lo fossi io.
E infatti secondo Vanni, il mio migliore amico, la colpa a questo giro è stata tutta mia perché dopo i 25 anni, dice, la prima impressione che si dà agli uomini è importante. Dopo i 25 anni, dice, gli uomini non si impegneranno mai con una che dà l’impressione di scopare con facilità, e io quella sera gli ho mostrato di essere proprio quel tipo di donna, dice, quella che scopa senza troppi giri di parole. E che nasconde bicchieri di gin dietro il minestrone surgelato, aggiungo io, alla faccia di chi mi crede profonda.
La considerazione di Vanni però non faceva una piega anche se, a voler proprio mettere i puntini sulle i, quella sera giri di parole prima di scopare ce n'erano stati eccome ma vabbè; perciò, per salvare il salvabile, ho deciso di emanciparmi dal sacro venerabile principio che regola i rapporti umani dall'alba dei tempi, quell'inviolabile legge non scritta che impone all'uomo di scrivere per primo cascasse anche il mondo la parità dei sessi difendiamola per altro e invece no, gli ho scritto io. O meglio, non gli ho scritto, gli ho mandato una mail e sì quest’uomo non mi ha dato il suo numero ma la sua mail, perché quella sera mi aveva detto di inviare lì i miei scritti e io così ho fatto, gli ho mandato una mail con quello che sarà il finale del libro che non ho ancora iniziato a scrivere, ma di cui ho già pronto il finale. Tutto molto logico, lo so.
Cosa volevo ottenere con questa mossa a mio parere strategica:
1. Mantenere quel briciolo di dignità femminile che mi rimane, perché effettivamente non gli ho scritto mica come una disperata, eh no, gli ho mandato un allegato, un allegato e il mio numero di telefono nel PS. Poteva andare peggio.
2. Rimediare alla prima impressione mostrando che non sono solamente una che scopa con facilità, che ho anche una certa sensibilità artistica, anche se quella che io chiamo sensibilità artistica fuor di metafora si chiama pesantezza, perché sono pesante, pensante e rompicoglioni, pesante rompicoglioni e con un sacco di problemi. E si badi bene, ho detto pesante, non profonda.
3. Mettere appunto già le mani avanti svelando preventivamente tutte le mie pippe mentali, perché come Immobildream io non vendo sogni ma solide realtà.
4. Verificare l’effettivo interesse di Filippo, perché se non gli inter... se non gli fossi interes... c'è un problema di consecutio temporum e di piani di realtà tra la me che pensava al punto 4 nel passato e la me che lo sta scrivendo adesso alla luce del futuro sviluppo... insomma la questione è che questo col cazzo che si sarebbe letto trentanove pagine di pipponi se non gli interessavo e risolviamo così, con un imperfetto perfettamente scorretto e andiamo avanti.
In ogni caso, la mossa strategica ha funzionato, ho stentato a crederci anche io ma il giorno dopo Filippo mi ha chiamata e sì quest’uomo manda mail e chiama è tutto molto bislacco e controtendenza ma lo adoro; mi ha chiamata e senza fare chissà che grande considerazione sul mio pezzo mi consiglia di guardare un film: “poi ti dirò il perché”, ha detto. Tutto sempre più bislacco.
L’ho guardato, il titolo non lo ricordo già più, era la storia travagliata di uno scrittore, una storia banale, come tutte quelle che scrivo anch’io, del resto, ma le mie non sono finite su un maxischermo quindi posso permettermi di dire che era una storia banale. Comunque, di tutto il film mi è piaciuta un’unica scena: l’inquadratura di lui che scrive davanti a una finestra della casa al mare in cui si era rifugiato con la donna della sua vita.
Guardando quella scena ho ripensato a quello che aveva detto Cristò e che forse tutte le metafore del mondo in fondo servono a questo, a raccontare il sogno di quella inquadratura; sicuramente le mie sì, le mie raccontano quanto quell'inquadratura io non riesca proprio ad averla.
Però non capivo che ci avesse visto Filippo in quel film, perché dopotutto trentanove pagine non bastano mica a svelare i miei più reconditi pensieri. E invece quando gli ho chiesto spiegazioni “anche tu un giorno avrai la casa al mare”, ha detto, “insisti per quello in cui credi”, ha detto.
Quel giorno ammetto di aver pianto, un poco, ma un poco va bene ché le lacrime fanno gli occhi belli, diceva sempre mio nonno e lui sì che era una vera voce autorevole.
Insisti per quello in cui credi... Parlava dell'amore o della scrittura, oltretutto? Non che cambi molto: sul primo versante secondo gli ultimi aggiornamenti ho capito che Filippo a mani basse potrebbe candidarsi come l’uomo della mia vita. Sì, Filippo è senza dubbio l’uomo della mia vita e io ho rovinato tutto scopandomelo alle sei del mattino sul tavolo della cucina dei vicini. Doveva anna’ così.
Sul versante scrittura poi bho, io non credo affatto di essere una scrittrice nemmeno potenziale: onestamente parlando, esauriti i piccoli problemi di cuore nati da un'amicizia che profuma d'amore, ovvero il mio argomento principale sempre alla faccia della profondità, io non credo di avere pensieri interessanti da condividere al mondo, e qui finalmente arriviamo al punto in cui si parla della creazione di questo benedetto blog.
Dopo l’insisti persisti raggiungi e conquisti, Filippo mi ha anche suggerito di aprirmi un blog: “Tu mentre vai a lavoro in autobus e guardi fuori dal finestrino pensi, no?”, ha detto, “Penserai a tante cose… E la sera quando torni dal lavoro queste cose le scrivi su un blog. Facile, no?”, ha detto. Facile no?
Davvero io non so come farglielo capire a quest'uomo che sono totalmente essenzialmente stupida.
Ma dico, perché la gente deve credere che io sia una buona scrittrice? Perché deve credere che io sia profonda? Perché deve credere che io sappia pensare a cose brillanti? A me tutte queste aspettative non mi piacciono e vaffanculo ho scritto pure a me mi e non lo cancello, a conferma di non essere tutto quel tanto che si pensa.
Quando la gente ti sovrastima tu poi ti senti in dovere di dimostrare che ha ragione, come quando mio nonno mi chiamava genio perché a tre anni sapevo a memoria tutte le capitali del mondo e io allora mi sono sforzata di non fare la cogliona per non fargli questo torto, inutilmente, perché sono una cogliona e lui ha sempre avuto torto.
O forse magari da piccola lo ero davvero una bimba prodigio, in geografia sicuramente tra capitali e mappe stereotipate, poi bho, l’alcol, le canne, le scelte discutibili delle sei del mattino.
Non sono un genio, ascolto rap e reggaeton, non mi batto per alcun diritto, sono una di quelle donne a cui stanno sul cazzo le donne, il mio unico pensiero è trovare un guaio in cui cacciarmi per non dover pensare e per lo più una settimana dopo mi fa schifo ciò che ho scritto la settimana prima. Che dico, già a rileggere tutto questo adesso mi fa schifo.
Ma allora, c’è da dire a questo punto, perché sto aprendo questo blog?
Non perché sia brava, tantomeno perché sono profonda, ma perché ho bisogno di dire le banalità che sento e perché ci saranno persone come me, banali, mediocri, che mi leggeranno, persone che si sentono un disastro a confronto con quella idea di sé perfetta che gli altri vedono o vorrebbero vedere in loro.
Io scrivo a tutti voi, per rivendicare il mio diritto e il vostro diritto a essere un disastro.
Per dirvi che probabilmente la casa al mare non ce l’avremo mai, ma che non siamo così soli in sto deserto.