




Titolo: 4. IL MATTINO HA LA BESTEMMIA IN BOCCA
Ovvero il principio pseudo-zen secondo cui una giornata che inizia demmerda, non può che andare demmerda
La riconosci subito una giornata di merda quando è di merda, perché una giornata di merda si fa riconoscere subito, sin dal sacrosanto, intimo momento del caffè al mattino.
Da un paio d’anni il caffè al mattino è un rito pseudo-zen che svolgo in silenzio e in solitudine, è un momento di luce e rara calma, è un momento soprattutto in cui non voglio rotture di coglioni, in cui non voglio nemmeno la rottura di coglioni di dovermi preparare il caffè, il che di per sé è già un gran bel problema e infatti la moka me la faccio la sera prima, è l’unica cosa che organizzo della mia vita. Il più delle volte.
Succede soprattutto il sabato che però la sera faccio dignitosamente schifo e il sonno presente vince sulla rottura di coglioni futura, così succede che la domenica mattina, come quest’ultima domenica mattina, mi tocca svegliarmi ancora sbronza, completamente raffreddata e senza caffè fatto, presupposti già sufficienti per decretare una giornata di merda. Ma non basta.
Succede che mia madre la sera prima toglie la guarnizione dalla caffettiera perché è usurata e bisogna cambiarla, ma non la cambia, figurati se si prende lo sbatti, e quindi lascia la moka smontata senza dare queste utili informazioni.
Succede che io mi alzo e monto la moka senza accorgermi che manca la guarnizione l’ho già detto che c’ho sonno, non respiro sto in hangover e già mi rode il culo alla faccia del momento pseudo-zen non me ne accorgo, errare è umano no?, succede.
Succede che un momento prima va tutto bene e un momento dopo la caffettiera inizia ad eruttare sputando caffè in polvere bruciato che pare davvero catrame. Succede che il catrame in polvere finisce ovunque in tutta la cucina.
Succede che è quello il segnale di una meravigliosa giornata di merda .
Perciò, in pigiama e con la parte superiore della caffettiera vado da Angelo, il cinese sotto casa, che non si chiama davvero Angelo ma lui ha deciso di chiamarsi così in Italia, quasi quasi io davvero vado a capire se posso cambiare nome pure io, e magari cambio anche giorno di nascita già che stiamo.
Angelo mi passa una nuova guarnizione, salgo a casa e niente, è grande. “Molto glande?” mi dice Angelo quando sempre in pigiama e con la parte superiore della caffettiera scendo da lui con i coglioni sempre più girati per ridere come un’adolescente in pubertà sentendo il suo molto glande. Però ho riso dentro.
Angelo mi passa un’ennesima guarnizione, salgo a casa e niente, è piccola.
“Molto piccola?”
“Angelo eh sì è piccola, molto o poco non importa, non è che a forza di camminarci la guarnizione s’allarga”
Angelo non coglie l’allusione alle scarpe e mi puntualizza che la guarnizione serve alla caffettiera e non ai piedi. Grazie al cazzo Angelo.
“Questa molto piccola e l’altla molto glande?”, mi dice.
“Eh sì Angelo, mo che facciamo?”
“No so questa glande questa piccola glande piccola glande piccola”
“Ho capito Angelo ma mo che facciamo? io volevo solo farmi un cazzo di caffè”
Angelo mi dice di portargli anche la parte inferiore della caffettiera, salgo a casa e scendo sempre in pigiama con tutta la caffettiera nel frattempo il proprietario del bar sotto casa mi guardava fare su giù su giù giù su su giù in pigiama con mezza e tutta la caffettiera in allegato e se la rideva sotto i baffi. Mi sono fermata un attimo davanti lui e “basta, mo vengo a prendermi un cazzo di caffè” gli ho detto, visto che questa faccenda della caffettiera stava diventando complicata.
E in effetti niente, sta guarnizione dai cinesi non esiste.
In pigiama, con tutta la caffettiera e con due penne date in sostituzione alla guarnizione prima molto glande poi molto piccola mi sono seduta al bar sotto casa, uno di quei bar di quartiere con l’insegna anni 50 e i tavolini col tovagliato damascato rosso in stile barocco veneziano. Arriva finalmente l’agognato caffè, e pure un cornetto crema e visciole perché vaffanculo me li merito questi 100 grammi di zuccheri raffinati, ero pronta a iniziare il mio rito pseudo-zen, avvicino la tazzina alle labbra sentendo l’odore luce e rara calma e invece sbem vibra il telefono: un messaggio, un messaggio di Filippo che con tutti i secondi presenti in una giornata anzi in trentaquattro giornate di latitanza, proprio in quel cazzo di secondo doveva decidere di rompere i coglioni.
Per la precisione, Filippo non ha scritto un messaggio, ha mandato una foto perché a questo cristo gli riesce a quanto pare difficile mandare un cazzo di messaggio, lui chiama, manda mail, il piccione viaggiatore, un’immagine e no, eh no, tutto questo sapeva tanto di già visto, di già sentito: Mattia (lo scherzo del destino che reputavo l’uomo della mia vita) faceva esattamente la stessa cosa, soprattutto nei tira e molla successivi alla prima rottura.
Dopo aver preso dimestichezza con il fatto di ignorare i miei messaggi, aveva iniziato rispondermi anche giorni, settimane dopo, e così per farsi perdonare, se ne usciva in maniera brillante inviandomi una foto così, de botto, senza senso.
C’era la foto di lui in spiaggia, un piatto che aveva cucinato, i nuovi jeans che aveva comprato (acquisto di due settimane prima, tra l’altro, perché sempre in un’immagine precedente mi aveva chiesto un parere e poi non aveva più risposto alla mia approvazione), lui stanco sul letto dopo una lunga giornata (questa era la più frequente), le bottiglie di alcolici per la festa della serata con gli amici, un regalo che gli avevo fatto quattro anni prima e che lui conservava ancora (era astuto eh, dannatamente astuto),lui sul divano con la cagnetta della quale sono addirittura arrivata al punto di esserne gelosa.
Mettere insieme due parole in croce avrebbe compromesso la sua posizione perché ogni parola sarebbe stata usata contro di lui in quel momento o nei momenti a venire, perciò lui da bravo colpevole rimaneva in silenzio lasciando a me il compito di formulare la confessione e le scuse che che aveva sottinteso in quell’immagine. Esempio:
Per le foto al mare e quelle degli alcolici non ho sinceramente trovato una traduzione accettabile, perché oggettivamente quanto devi essere cretino per cercare di risolvere la situazione facendo vedere che stai allegramente cazzeggiando?
E io? Che facevo? Nella migliore delle ipotesi,in maniera al solito matura, non gli rispondevo, e lui perciò dopo altre dodici ore finalmente si decideva ad aggiungere una didascalia alle immagini. Del tipo, dopo la foto di lui sul letto, aggiungeva "buonanotte", che tradotto voleva dire "come vedi non ti ho dimenticato e le ultime parole della giornata sono per te". Ma vaffanculo. Oppure dopo la foto di lui coi jeans (rigorosamente senza maglietta, chiaro), scriveva "alla fine li ho comprati".
Giustamente, era necessario specificarlo, perché io che mi stavo laureando con una tesi in semiotica mica ci ero arrivata a collegare un banale segno al suo significato! Che poi, la semiotica è meglio lasciarla per analisi più intelligenti della foto di un buzzurro mezzo nudo.
Nel caso di Filippo, niente foto mezzo nudo, purtroppo. Quella che mi aveva mandato era un’innocente foto del mare e mo che cazzo vuol dire sta foto san Giuda Taddeo Apostolo, patrono dei casi disperati? Era un’allusione alla questione della casa al mare? delle metafore della vita? abbi pazienza su è domenica mattina sono in hangover, raffreddata, mi è scoppiato il caffè in tutta la cucina, ho fatto cinque volte avanti e dietro da Angelo il cinese che non si chiama Angelo senza risolvere un bel glande di niente e ci mancavi soltanto tu con le metafore della vita stamattina, avrei voluto dirgli, e invece gli ho risposto con tre neutri punti interrogativi.
"Che ci facevi ieri pomeriggio a Santa Marinella?", mi ha scritto.
E che cazzo si fa secondo lui in una località marittima di sabato pomeriggio? Si fa aperitivo, chiaro. E poi un altro. E un altro. Fino a farsi venire il raffreddore e far scoppiare la caffettiera la mattina dopo.
"Non l’ho visto dalle storie", mi ha detto… e in effetti è vero: questo qui mica ha instagram, come sapeva che ero a Santa Marinella?
"Ero lì, quando ti sei affacciata la prima volta sul mare", mi ha detto lui.
Ero lì - virgola - quando ti sei affacciata la prima volta sul mare - punto, sembrava l’inizio di una poesia di Neruda e infatti gli ho risposto proprio così
Lui mi ha mandato la posizione da Google Maps di un punto imprecisato sul lungomare di Santa Marinella e ha aggiunto “Eri esattamente lì, vero?”
Ma che è un interrogatorio? E soprattutto mi aveva pedinato? Io l’ho detto che questo è un essere bislacco ma forse più che bislacco è un serial killer ecco perché non ha social ommioddio vai a vedere che è così questo è un losco maniaco però ammettiamolo c’è anche del romantico in tutto questo dai…
“Ma che ne so Filippo, sono stata un po’ ovunque”, gli ho risposto. Meglio rimanere cauti e non aggiungere dettagli data la situazione.
"Sì, ma il mare la prima volta, l'hai visto da quest’angolo", ha detto
Ok tutto questo è sempre più inquietante, sembrava di essere in un episodio di You porca miseria ha ragione Vanni allora è vero che quest’anno schioppo, alla grandissima morirò e senza neanche aver preso il caffè. Vabbuò ok. pure che fosse mica sta qua, mica mi deve ammazzare mo mo.
Fatto sta che il caffè comunque non l’avevo ancora bevuto, era lì sul tovagliato damascato a raffreddarsi e probabilmente sarebbe rimasto lì a far polvere se per berlo avessi aspettato una risposta di Filippo al mio “ma scusa se eri lì potevi anche avvicinarti a salutare”. Sbem, sparito, che senso ha avuto tutto ciò se non aggiungere bestemmie alle mie bestemmie?
Vai a vedere che questo è veramente uno squilibrato il che non mi sorprende affatto però io non me lo meritavo un altro squilibrato e non mi meritavo questo inizio giornata demmerda o forse sì Arià te lo meriti, perché c’è un detto pseudo-zen che dice che a ogni azione corrisponde una reazione uguale o contraria… o forse è il terzo principio della dinamica di Newton ma fa lo stesso comunque il punto è che è arrivato il momento di prenderti le responsabilità delle tue azioni e delle persone di cui ti circondi e allora basta, mi sono detta guardando il caffè freddo che ho lasciato freddare per un coglione che m’ha ingiustament ghostata per la seconda volta: basta, da oggi pulizia contatti, sì pulizia contatti… mi sembra ottimo.
Prima però Arià, meglio partire dalla pulizia cucina.