10. TINDER GAMES - VOL. II

Titolo: 10. TINDER GAMES - VOL. II

Ovvero mai mischiare gli alcolici con gli psicologi

Il mio primo approccio al mondo delle Tinder-dates si è rivelato esattamente come lo immaginavo: un disastro.

Sono uscita con Gregory, che nonostante il nome esotico è italiano, per l'esattezza di Crotone. Gregori con la ipsilon da Crotone, anzi, Gvegovi con la ipsilon da Cvotone, perché c’ha la ‘r’ moscia. Gvegovi con la ipsilon da Cvotone, foto del profilo: lui mezzo nudo con una bella sirena tatuata sull’avambraccio. Era un inizio davvero promettente. Davvevo pvomettente.

Tra parentesi, in questa occasione ho scoperto che c’è del razzismo nei confronti di chi c’ha la ‘r’ moscia, perché tanto Vanni quanto Paolo il mio vicino e pure la sua fidanzata, quella che dice che c’ho i pianeti contro, hanno iniziato a scimmiottare il povero Gvegovi che dopo la prima ora di chat aveva già preso confidenza e mi parlava tramite audio vocali… E in effetti c’è da dire che la “r” moscia non è che abbia tutto sto potere afrodisiaco, poi quegli stronzi degli amici miei nel frattempo mi prospettavano lo scenario di noi due a letto e lui che all’orecchio mi sussurra ‘pvendimi, savò tuo’.

Comunque ho messo da parte queste becere idiozie perché in lui c’era un fattore che ha conquistato la mia attenzione più della sirena multicolor sull’avambraccio, fattore che l’ha contraddistinto da quel conglomerato di marpioni con cui ho fatto match e a cui ho smesso di rispondere al secondo-terzo messaggio. Gvegovi con la ipsilon da Cvotone era uno psicologo. Oh sì, le mie preghiere erano state finalmente esaudite, erano anni che speravo di trovare:

  • opzione 1: un urologo che mi desse un parere sulla mia incontinenza precoce
  • opzione 2: uno psicologo che mi desse un parere sui due trecento problemi che mi affliggono la vita, un parere soprattutto gratis, perché facile dire “il benessere mentale è importante” e tutte le stronzate zen varie ed eventuali se poi una seduta dallo psicologo costa 50 euro, come minimo, per un totale di 200 euro al mese ovverosia quasi la metà del mio stipendio da stagista.

    Certo, ci sta il bonus psicologo che però ha mille clausole e impedimenti e il mio impedimento è che i miei genitori, quelli stronzi, i soldi ce li hanno quindi secondo lo stato dovrei chiedere i soldi per le sedute a loro, ma sul piatto della bilancia ho:
    - chiedere i soldi per i Negroni
    - chiedere i soldi per lo psicologo

    la scelta più avveduta sarebbe la seconda ma non serve neanche che vi dica che faccio sempre scelte del cazzo, quindi vada per i Negroni che comunque il loro dovere ai fini del benessere mentale lo svolgono egregiamente.

    No, in realtà ci ho provato ad andare da una psicologa, proprio appena arrivata a Roma ma se devo essere sincera non mi ha trasmesso tutta questa fiducia… cioè questa qua cambiava la sua immagine di profilo whatsapp ogni giorno, anzi più volte al giorno.

    Ora, come ragione sottesa ci potrebbe stare il grande classico del “vuole attirare l’attenzione di un uomo”, e per essere più precisi “vuole attirare l’attenzione di un uomo che non se la sta cacando di striscio”, il che ci sta, ok, siamo tutti umani pure la psicologa è umana, pure lei c’avrà le storie sue, sì, ma dico io lei dovrebbe conoscere tutti sti giochetti e i meccanismi psicologici che ci stanno dietro e, manco a dirlo, dovrebbe evitarli e invece mi pare che ci si butti pure lei a capofitto come con l’aperitivo-buffet del venerdì pomeriggio.

    E anche eliminando il fattore uomini, cambiare giornalmente l’immagine del profilo mi sembra la punta dell’iceberg di un’irrequietezza, di un’instabilità di base che nuovamente ok che siamo tutti umani, ma nello specifico io a questa umana la sto pagando 50 profumatissimi euro all’ora

    Cioè se i presupposti sono questi, a sto punto meglio parlare con Chat GPT.

    Quindi capite bene che non vedevo l’ora di uscire con uno psicologo e avere una consulenza gratuita e sempre a mia disposizione, perciò al diamine la r moscia e l’orrendo tatuaggio: oh Gvegovi, pvendimi, savò tua!

    Ci organizziamo per uscire domenica dopo cena per andare a bere qualcosa. Alle 7 non avevo ancora notizie, né sull’ora, né sul posto, cosa che stava già facendo vacillare la mia stabilità mentale, perché io nella vita ho bisogno di poche certezze, ma tra queste rientrano il sapere cosa fare e dove andare con un anticipo di quantomeno ventiquattro ore, non perché abbia bisogno di chissà che preparazione, ma perché per quanto sembri assurdo ho la mania della pianificazione e l’organizzazione, soprattutto

  • quando ridisegno a mano e con dovizia di particolari la piantina di una città per pianificare l’itinerario di viaggio e tutte le cose che voglio vedere... Perché ancora non ho capito come si mette il segnaposto su Maps
  • quando sposto gli ingredienti della pizza da un trancio all’altro perché tutti devono avere la stessa quantità di condimento e questa è un’operazione che mi porta via un sacco di tempo perché mi manda in bestia quando su un trancio ci sono 4 funghetti e sull’altro 1 e un quarto, idem per la quantità di prosciutto nossignore inizio a spostare tutto con precisione chirurgica per poi mangiarmi la pizza fredda ma pazienza: nessun trancio di pizza è stato discriminato.
  • Chissà da dove deriva questa mia ossessione… quasi quasi glielo chiederò a Gvevovi con la ipsilon da Cvotone sempre se usciremo perché erano le 8 e un quarto e ancora non c’era uno straccio di informazione, se non il fatto che stava giocando alla Play col coinquilino.

    Alle 9 meno venti mi dice che ci vediamo alle 10 in zona sua, al Pigneto. Questo tizio qua evidentemente non ha mai preso un mezzo pubblico a Roma, perché per arrivare al Pigneto dalla zona mia mi ci vuole un’ora e un quarto abbondante, ad essere fortunati e a beccare le coincidenze fra il primo autobus e le due metro successive, non considerando che a partire dalle 9 la metro è chiusa e c’è l’autobus sostitutivo, quindi al traffico del primo bus bisogna aggiungere il traffico del secondo bus quindi col cazzo che becco le coincidenze e l’ora e un quarto diventa tre e mezzo. Per non parlare del fatto che al ritorno, con i notturni, la situazione è ancora più catastrofica.

    Il fatto è che secondo me Gvegovi con la ipsilon da Cvotone voleva restare in zona sua sia perché, è vero, al Pigneto i posti sono carucci e soprattutto l’alcol costa poco, ma soprattutto perché non aveva alcuna intenzione di venirmi a prendere e bestemmiare quaranta minuti nel traffico della efficientissima capitale.

    Che potrei capirlo da chiunque ma non da un tipo conosciuto su Tinder perchè no bello mio, così non andiamo d’accordo, dobbiamo fare sesso e ok ma un po’ te la devi guadagnare, fingere una conquista, come minimo mi devi venire a prendere e riportarmi a casa... Io continuo a dirlo che non c’è più galanteria a questo mondo!

    Ho valutato se mandarlo o meno a cacare ma ormai mi ero apparecchiata di tutto punto e tutto sommato nel ventunesimo secolo, dopo anni di lotta per l’emancipazione femminile, potevo anche passare un’ora e mezza sui mezzi pubblici per fare sesso no anzi: adesso per principio non si fa niente manco per il cazzo, e infatti ho indossato Mutangela.

    Mutangela, ovvero Mutanda Mariangela, dove Mariangela è un omaggio alla deliziosa figlia di Fantozzi, è la mia mutanda anti sesso. Io e Vanni la facciamo ogni anno dai miei 19 anni: prendiamo uno di quei mutandoni bianchi già di per sé improponibili e ci stampiamo sopra i primi piani di altrettante mie facce improponibili che durante l’anno gli mando su whatsapp. Il tutto arricchito da buchi, macchie marroni che pare mi sono cacata addosso e una manciata di borchie appuntite.

    L’obiettivo è chiaro no? Così conciata e magari anche con l’extra dell’inguine volutamente non depilato, col cazzo che avrei fatto sesso con un uomo, che con Mutangela manco mi si può avvicinare perché le borchie pungono seriamente.

    Insomma, gli dico ok e gli anticipo che avrei potuto fare un po’ di ritardo ma tanto il ritardo mi è consentito dal mio essere donna anche se ovviamente io di base non faccio mai ritardo anzi sono sempre in anticipo perché rientra tra le manie di pianificazione.

    Ci vediamo vicino la metro e ci avviamo verso la strada principale dove ci sono tutti i locali, i primi convenevoli vertono sul dove andare e anche qui Gvegovi con la ipsilon da Cvotone conferma uno spirito di organizzazione pari a zero perché ci sediamo nel primo posto che ci capita a tiro. Ma dico io, no? Già hai saltato il primo passo del venirmi a prendere, ma cazzo almeno un posto tra questi dieci puoi proporlo no?, così per darti l’aria di una persona propositiva al posto di questa ignavia che ti costerà caro quando andrai all’inferno, perché è sicuro che all’inferno ci finisci bello mio: l’avranno fatto un nuovo girone per quelli che non sanno corteggiare una donna.

    Ma vabbè non si può avere tutto dalla vità Arià, c’avrà altre qualità che scoprirai e invece no, è stata senza dubbio l’uscita peggiore della mia vita. Tanto per cominciare quando ho ordinato un onestissimo Campari Spritz lui mi ha guardato male e ha aggiunto “Ah, vai così divetta?”. Io ho contato fino a pinguemilasettordici per non alzarmi e scappare direttamente poi gli ho sorriso con finto imbarazzo dicendo “Bhè è solo un Campari Spritz”, “Eh ma il Campavi e forte”, dice lui, “poi al pvossimo che pvendi? Un Negvoni?”... No guarda è già tanto che non abbia iniziato con quello per darmi un finto contegno, gli volevo rispondere, no gli ho proprio risposto così, tanto già mi stava sul cazzo, con questo non si scopa sicuro.

    Ma poi come si fa a dire che il Campari Spritz è forte? E soprattutto, perché gli psicologi non bevono? Pure la tipa con problemi di autostima da cui ho fatto quelle due sedute ha sgranato gli occhi quando le ho detto che bevo tre-quattro volte a settimana. Ma scusate come fate a reggerla sta vita, voi? A maggior ragione che siete psicologi: cioè, già c’avete i problemi vostri da risolvere, in più dovete risolvere pure quelli di perfetti sconosciuti, io al posto vostro mi lercerei forte ogni sera.

    A parte questo, la conversazione è stata pesantissima, del tipo chi sei che fai che tipo di attaccamento materno secondo la teoria di Bowlby hai, ma stavolta abbiamo parlato per davvero del mio tipo di attaccamento secondo la teoria di Bowlby:
    “è insicuvo, vevo?”, mi ha chiesto
    “sì, insicuro evitante ma non mi sembra il caso di psicanalizzarmi al primo appuntamento” gli ho risposto nuovamente con un finto sorriso, per poi chiedergli una sigaretta che io non ne avevo visto che avevo deciso di smettere ma adesso basta datemi quella cazzo di nicotina.

    Gvevovi con la ipsilon da Cvotone non aveva sigavette e non fumava, contrariamente a quello che aveva indicato su Tinder, mamma mia che bluff quest’uomo, ma poteva andare peggio dai, poteva aver photoshoppato le foto, almeno era un bel faccino. Riallacciandosi al discorso di prima, imperterrito, aggiunge: “Comunque a dive il vevo io ti ho già psicanalizzata guavdando il tuo pvofilo Instagvam e vovvei favti un paio di domande”.

    Ok, era troppo, decisamente tvoppo: probabilmente avevo sottovalutato la questione, avevo pensato ai benefici di una terapia gratis senza considerare che non si mischia mai il dovere col piacere, e senza considerare che la terapia si sarebbe potuta svolgere pure quando io vorrei bermi un santo Spritz senza rotture di coglioni.

    Così gli ho detto “certo” con il solito finto sorriso che ormai avevo in faccia da inizio serata e ho subito attuato il piano di salvataggio che avevo definito qualche ora prima con Vanni: se la situazione si metteva male e/o Gvevovi con la ipsilon da Cvotone fosse stato un maniaco, avrei preso il cellulare, avrei finto di avere la notifica di una chiamata persa da Paolo il vicino, avrei chiamato Paolo che in realtà era Vanni che fingeva di essere Paolo e si lamentava di aver dimenticato la chiave dentro casa, io perciò dovevo tornare a casa per farlo passare dal mio balcone è stata una bella serata ma devo pvopvio andave. Una scusa per nulla originale, lo so, però ho cercato di essere il più credibile possibile.

    Gvevovi con la ipsilon da Cvotone alla fine se l’è bevuta ma io per la sua carriera lavorativa mi auguro di no. Abbiamo chiesto il conto e senza nemmeno fingere che ci sarebbe stata una seconda volta, dopo 52 minuti e 3 Campari Spritz, tutti miei, ci siamo salutati pev sempve fovevev.

    Ps: Gvevovi con la ipsilon da Cvotone non mi ha nemmeno pagato gli Spritz.


    © 2023 Sabrina Spadaro
    © Music by Pietro Falco