9. TINDER GAMES - VOL. I

Titolo: 9. TINDER GAMES - VOL. I

Ovvero possa la fortuna di trovare un uomo senza foto in palestra essere sempre a vostro favore

Ho scaricato Tinder per davvero, ma giuro, non l’ho fatto per trovare un uomo, è che al momento mi sembra l’unico mezzo a mia disposizione per conoscere gente, scoprire la città, avere nuovi stimoli.

Quando sei mesi fa mi sono trasferita qui a Roma sognavo la dolce vita, bagni nelle fontane, giri in vespa, il panico a Trastevere… e invece età media del mio quartiere: 65 anni, a lavoro sono in smart ergo non conosco un cazzo di collega e con gli amici di Paolo, il mio vicino, ci puoi far festa quando sei presa bene, ma ho già detto che la techno mi fa schifo. Al netto degli eventi, i miei amici più stretti in sta città sono:

  • Angelo che non si chiama Angelo del negozio cinese sotto casa
  • Robbi che non si chiama Robbi del bangla all’angolo
  • Arif che dovrebbe chiamarsi proprio Arif dell’altro bangla più avanti
  • Mario e qui ho il dubbio che non si chiami Mario perché è un egiziano venuto a lavorare nella rosticceria di fronte a Arif
  • Cesare del bar accanto al cinese che dal nome si capisce che è romano de Roma e infatti sta sempre incazzato e sì, lo stereotipo dei romani incazzati è vero
  • Non so se su Instagrà gli influencer o i presunti tali abbiano adeguatamente posto l’accento sul dramma sociale dei fuorisede, soprattutto di chi cambia città dopo la laurea e di chi cambia città in questo dato momento storico all’insegna del metaverso.

    Perché se ormai non ti puoi più vivere il momento e lo spazio di aggregazione dell’università... ovvero non frequentare le lezioni per andarsi a fumare le canne tutti insieme sotto le scale... e se come me l’azienda la vedi solo come screensaver del pc è un bel cazzo di problema instaurare rapporti: non è che puoi fermare la gente in mezzo alla strada dicendo “ciao vogliamo essere amici?”. Mi portano in psichiatria. Che sarebbe anche l’ora…

    Per questo ho deciso di scaricare Tinder, che uno dice ma cosa cazzo c'entra Tinder col fare nuove amicizie? Nessuna, ma da qualche parte dovevo pur cominciare, l’idea è quella di conoscere un tipo che mi fa conoscere i suoi amici, o anche solo conoscere sto tipo e essere amici, poi conoscerne un altro ed essere amica pure sua e così via. Senza relazioni, senza sesso, senza impegno…

    Un piano assolutamente fallimentare, me ne rendo conto, perché ok niente relazioni, ma l’idea di conoscere un tipo, su Tinder, per essere amici e senza nemmeno scopare credo infranga la policy aziendale della Tinder SpA. Perché stare su Tinder e non voler scopare è un po’ come andare al supermercato per poi lasciare tutto in cassa dicendo “no guardi, volevo giusto dare un’occhiata”.

    Un piano assolutamente fallimentare più che altro perchè a voler essere onesti io sotto sotto su Tinder mi ci stavo mettendo per conoscere un uomo, punto, al diavolo le minchiate che ho detto sull’amicizia. E conoscere uomo se sei da poco in città ha gli stessi impedimenti di un’ipotetica amicizia, se non peggio.

    È che a mio parere siamo una generazione sfortunata in un’epoca sfortunata, e questo mi è stato ancora più chiaro vedendo Bridgerton. Fino a nemmeno un secolo fa, le cose andavano diversamente: c’erano modi, c’erano occasioni create ufficialmente, dichiaratamente, spudoratamente per rimorchiare. C’erano balli, eventi, feste, in cui si andava apposta apposta per questo.

    Una andava lì, con la mercanzia bella in vista, vestita da strafiga dell’epoca, andava in queste ville fighissime, veniva abbordata da un giovane galante, si faceva un ballo, poi un altro, e poi il giorno dopo lui ti portava i fiori, ti invitava alla passeggiata, il pic-nic, baciava mani, faceva complimenti.

    Ma quanto era bella la vita di un’eterobasica nel Vittorianesimo, nel Medioevo, nel Rinascimento? Certo, avevano i loro difetti: patriarcato imperante, omofobia e razzismo generalizzato, guerre, epidemie, calamità naturali… In pratica uguale a mo e per giunta adesso ci vestiamo demmerda, niente passeggiate e pure il ballo ha perso tutto il suo fascino.

    Le serate e gli happy hour sono ancora il momento propizio per rimorchiare, vero, ma rispetto a prima non c’è più il fine ultimo del matrimonio, ma manco quello di una frequentazione. Ciò che è rimasto è solo il prosaico limone duro con uno che probabilmente non hai visto manco bene in faccia, vedi la mia esperienza col mandriano di Toledo.

    E in effetti quando ero più piccola avevo una tecnica; spieghiamo prima il modus operandi in cui si rimorchiava in discoteca nel mio grande paese ma credo che tutto il mondo sia grande paese: te stai lì a ballare con la mercanzia in bella vista e il marpione quatto quatto ti si piazza dietro, non davanti, dietro, e già qui si potrebbe aprire una parentesi sul chiaro segnale di una insicurezza sociale che parte col nascondersi dietro una persona per poi passare dietro a uno schermo, il marpione si piazza dietro, ti mette una mano sul fianco e inizia a ondeggiare col suo pacco di cui ben si sente la presenza. Tu anche ti metti a ondeggiare e ondeggiate cercando di coordinare l’ondeggiamento e due minuti di ondeggiamento sono il chiaro segnale che te ci stai quindi bam lui ti gira e via col limone.

    Il problema è che dall’ondeggiamento tu mica lo capisci se il tipo marpione è un cesso, al massimo puoi farti un’idea delle dimensioni del pacco, ma oltre questo se stai di spalle ci puoi capire poco. Quindi la mia generazione aveva escogitato una tattica diffusa quasi quanto il non depilarsi per non finire a letto con un uomo: quando il marpione di turno ti si piazzava dietro, c’era sempre la tua amica di turno che lo guardava e ti dava l’ok limona è carino oppure no staccati è un cesso, e lo stesso faceva l’amico del marpione e così alle belle andava a finire che tu limonavi col marpione e la tua amica con l’amico del marpione, che bene o male è uno schema che è perdurato nel tempo anche se con Vanni a far da spalla è sempre stato complicato: per lui sono tutti bruttini e invece sono strafighi. Maledetto Vanni.

    Comunque capite bene che in queste occasioni di incontro non si sviluppa niente che vada oltre il quarto d’ora. Come sicuramente sarebbe stato anche su Tinder però bho, ho pensato, magari trovo qualcuno nella mia stessa situazione, un uomo qui a Roma da poco che sogna la dolce vita con me, quindi coraggio Arià, denti stretti e installiamo sta applicazione che rappresenta la morte del romanticismo e del corteggiamento vecchio stile.

    Mentre la installavo ripensavo alle parole di Vanni quando gli ho detto che mi sarei trasferita a Roma: “Arià, mi raccomando: mo che stai là cerca di appaciarti con te stessa, fai introspezione, ste boiate zen… e p piacer con gli uomini evita le ambiguità”. Trovare me stessa, evitare le ambiguità, raggiungere il Nirvana… “chiaro, certo, ma ci mancherebbe”… Download di Tinder completato.

    Il primo problema da affrontare è stato quello di trovare delle foto da mettere, foto che dessero l’idea che tutto sommato sono una tipa carina perché l’occhio vuole la sua parte, però niente foto con troppe tette da fuori sennò poi sembra che voglio scopare eh sì questo concetto è retrogrado e maschilista ma questa è la società amici miei, per risolvere un problema è prima necessario ammettere che ci sia quindi che vi piaccia o no al momento funziona così: se c’hai le tette da fuori per gli uomini è un segnale che vivi la tua sessualità con libertà. Ergo che la dai.

    Che poi, e adesso dirò un’altra cosa che farà incazzare un sacco di femmine e potevo farmi i cazzi miei ma è giusto mettersi una mano sulla coscienza: se c’abbiamo le tette da fuori, il 99% delle volte è perchè vogliamo attirare l’attenzione, far schiattare un uomo facendogli annusare la nostra sessualità e poi zac appenderlo per puro piacere sadico e perché lui sicuramente è stato uno stronzo.

    Cioè, onesto, pure a Bridgerton quando quella che assomiglia alla sorellastra brutta di Cenerentola doveva cercare di abbordare il cugino/zio... insomma inizia a mettere la mercanzia in bella vista... Funziona così dall'alba dei tempi, l'avrà fatto anche Eva, l'avrà fatto anche Elena... o comunque se non vogliamo generalizzare io faccio così, punto. Mamma mia in che mondo complicato viviamo tutta sta macchinazione di pensieri per un paio di tette da fuori e per una foto su Tinder. Va bene, mettiamo foto per intero, un paio in primo piano con e senza occhiali da vista, meno truccata possibile e qui è facilissimo tanto io mi trucco solo quando devo far schiattare un uomo insieme alle tette da fuori.

    Sono la rovina di tanti anni di lotte femministe, lo so. Ma anche sticazzi.

    Altra fatica erculea è stata quella di trovare una descrizione per la bio adeguata che al pari delle foto non desse l’idea che volevo buttarla in giro come le manciate di riso ai matrimoni. Che poi, che cazzo bisogna scrivere in queste bio.. cioè.. che devo mettere? La laurea? Il mio lavoro? Ma che cazzo gliene importa a loro, quelli vogliono solo scopare, non è che sulla performance potrebbe influire il tuo voto di maturità: è Tinder, Arià, mica è LinkedIn.

    Così ho scritto: “Scrittrice, festaiola e pluripremiata regista di film mentali. Mi piacciono i tramonti rosa, le parole scelte con cura e soprattutto il Negroni Sbagliato”... Si capiva che non volevo scopare al primo appuntamento, no?, e si capiva pure che sono una palla al piede, perciò bene così: si sa che come Immobildream, io non vendo sogni ma solide realtà.

    Fatto ciò, ho iniziato a sfogliare il dépliant con le offerte del giorno, e anche in quest’occasione ho capito di esser finita in una generazione sfortunata perché cristo mi sono trovata davanti la prova provata di quel pippone socio-antropologico che sostiene che siamo una massa omologata, in serie, senza un briciolo di originalità. Ed oggettivamente è così: dopo due tre profili ti rendi conto che le foto dei tipi sono tutte uguali, interscambiabili e prevedibili.

    Così per evitare di fare i conti con la mia coscienza interiore probabilmente filofemminista che stava scuotendo la testa dinanzi a quello spettacolo degradante, ho videochiamato Vanni perché avevo ideato un nuovo gioco alcolico, le cui regole sono più o meno queste:

  • ogni volta che c’è la foto di un uomo mezzo nudo, si beve.
  • ogni volta che c’è la foto di un uomo in palestra, si beve; se mezzo nudo, si beve due volte; se c’ha pure un tatuaggio col dragone che parte dal pettorale fino al braccio, ci si scola la bottiglia intera.
  • ogni volta che c’è la foto di un uomo che suona la chitarra o sta sulla moto, si beve, se nudo col tatuaggio sai già cosa fare.
  • ogni volta che c’è la foto di un uomo col suo cane, il suo gatto, l’acaro della polvere che si è accampato nel suo letto, si beve. E così via.
  • Io lo giuro, non mi sono mai ubriacata così male come in quella sera.


    © 2023 Sabrina Spadaro
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