11. TINDER GAMES - VOL. III

Titolo: 11. TINDER GAMES - VOL. III

Ovvero se sei bella e tu lo sai c'hai il nonno fascio

Voglio fare una domanda a tutte le persone che hanno trovato l’amore su Tinder: ma di preciso dopo quanti match l’avete trovato? Così, sapete, per regolarmi un attimo…

Sono uscita con… manco mi ricordo più come si chiama, cioè è proprio dal principio che il nome non mi è entrato in testa, e lo so, lo so non è affatto carino che io non sappia come si chiami un tipo con cui ho messaggiato per un giorno intero e che spoiler, ho limonato duro, ma il fatto è che il cervello è un organo efficiente che trattiene solo le informazioni necessarie e l’informazione necessaria di sto tipo qua è che era di Prati.

Prati è un quartiere di Roma zona Castel Sant’Angelo, credo, comunque da sto punto in poi inizia una terra promessa chiamata Roma Nord, un locus amoenus in cui c’è sempre il sole e tutto è più buono, il caffè è migliore, l'aria è migliore, il Tevere è migliore: loro sotto al Tevere c'hanno il Circolo dei Canottieri e una natura rigogliosa mentre dall’altra parte noi c'abbiamo ratti, monnezza, drogati e accantoni.

Ah cosa fanno i soldi… Li sordi, come dicono qui. Li sordi e li mortacci loro, perché li mortacci di quelli di Roma Nord sono per lo più schifosamente ricchi.

Quindi Tipo Prati, chiamiamola così questa nuova cometa che ha transitato per la mia vita, Tipo Prati aveva questo fattore discriminante di essere schifosamente benestante, non che a me sia mai importato di vedere il 730 di un uomo prima di uscirci e lo sappiamo che i soldi non fanno la felicità anzi non è vero, il podcast di attualità che ascolto a pranzo ha diffuso uno studio che afferma che non diciamo stronzate, i soldi fanno la felicità eccome.

Perciò, ben venga Tipo Prati col nonno probabilmente fascio che rimpiange quando c’era lui e tutte le magagne che gli hanno fatto comprare la villa a Sabaudia che speravo di vedere al prossimo weekend. Oh Filippo quello stronzo l’aveva detto che prima o poi avrei avuto pure io la casa al mare

Lo so, il lignaggio discutibile doveva farmi essere più scettica riguardo Tipo Prati, ma gli ho dato una possibilità che devo dire mi è stata ripagata… nel vero senso della parola… Mi ha subito proposto di uscire definendo data e ora, chiedendo l’indirizzo di casa a cui passarmi a prendere e concludendo con: “ti porto in un posto carino”. Mamma mia musica per le mie orecchie oggi Mutangela resta nel cassetto sì, una chance a costui gliela diamo eccome e ci depiliamo pure.. festa grande oggi mi voglio rovinare!

Mi passa a prendere in perfetto orario, scende dalla macchina per presentarsi, lo vedo tutto bello improfumato e apparecchiato con camicia di lino e mocassini… un outfit su cui avrei potuto fare una scommessa ipotecando la mia futura casa a Sabaudia perché tra le peculiarità di Roma Nord c’è quella di avere il più alto tasso di camicie e mocassini di tutto il globo terraqueo.

Devo dire che Tipo Prati c’avrà pure il nonno di orientamento politico discutibile ma probabilmente gli avrà insegnato le due-tre semplici mosse per portarsi a letto una donna, perché il posticino carino in cui mi ha portata era la terrazza di un hotel 5 stelle in pieno centro. Avete presente quelle terrazze romantiche da cui si vede tutta Roma, in cui un drink costa dai 25 ai 30 euro è tutto ghiaccio e non ti ubriachi manco per il cazzo? Esattamente quelle.

Io ho cercato di darmi un contegno e far finta di essere un’assidua frequentatrice di questi ambienti, quasi sdegnando con nonchalance la vista e il posto che invece erano fighissimi la verità è che stavo urlando e piangendo dentro sì Arianna in fin dei conti che c’è di male nel fare la mantenuta ma perché ti devi condannare alla povertà?

Dopo 36 minuti, 112 euro in mixology drink e 2-3 balli perché c’era un happyhour con musica super chill che favoriva l’ondeggiamento dei corpi, io e Tipo Prati per non deludere le aspettative del nonno fascio ci siamo dati un limone duro, e poi un altro e un altro ancora.

Dopo un po’ mi propone di mangiare qualcosa, ci sediamo al tavolo, io con nonchalance ordino il piatto più calorico presente sul menù perché dato il posto, oltre a non ubriacarmi non mi sarei sfamata manco per il cazzo, chiaro che i ricchi sono tutti così magri, e in attesa della portata, mentre sgranocchiavo un intero cestino di pane abbiamo finalmente fatto quattro chiacchiere… solita routine del chi sei che fai che tipo di attaccamento materno secondo la teoria di Bowlby hai Bowlby chi? è un dj?

Ok, Tipo Prati si è rivelato non essere una mente brillantissima, ma vabbè, mica tutti sanno chi è Bowlby, ci sta. La ciliegina sulla torta è stata quando gli ho raccontato meglio i miei studi, i lavori che ho fatto, il mio periodo a Madrid

“erasmus?” mi ha chiesto,
“non proprio, avevo vinto un premio di studio per scrivere lì la tesi in semiotica teatrale”.
Alla parola ‘semiotica’ lo vedo spaesato: «Ah, allora sei ANCHE intelligente» mi ha detto con serio stupore

«Forse il biondo può fuorviare ma sono tinta, cazzone, sono stupida per finta, e poi anche basta con sti stereotipi delle bionde stupide, delle rosse porche, delle more insulse... Anche intelligente… Io parlo 3 lingue e ne capisco 5... Io leggo Dostoevskij bello mio! Non vabbè non esageriamo, io leggo Alberto Savinio che non se lo caga quasi nessuno. Anche intelligente... sono PRIMA DI TUTTO intelligente… Così intelligente, bello mio, che mo col cazzo che stasera te la do.

Ok tutta questa rabbia potrebbe sembrare un pelino ingiustificata ma il tutto nasce da una frase che quando ero piccola mi ha detto un amico di mio nonno, probabilmente fascio pure lui. Mentre a mare mi mangiavo un bel cono alla vaniglia sporcandomi con metodo, lui mi ha guardata e

“Cara Arianna, quando crescerai sarai avvantaggiata nella società perché hai un quid”. Ha detto lui, un quid.
Vedendomi perplessa in silenzio perché, abbiate pazienza, avevo 10 anni, che cazzo è sto quid, n’altro parente di Paperino?
“La bellezza” ha aggiunto lui, “La bellezza è il tuo biglietto da visita
Ah… e io che speravo fosse per le bellissime lettere che scrivevo a Babbo Natale.

Non sono mai stata molto convinta di essere bella.

Per prima cosa, sono alta. Bene, no? No. Sono troppo alta, davvero troppo alta per la mia generazione, e se nella cernita di un uomo oltre a escludere culturisti, nerd smoccolanti e scemi del villaggio, bisogna anche eliminare un buon 60% dell’offerta al di sotto del metro e ottanta, allora si capisce bene che il problema non è del tutto secondario. Roba che quando qualcuno mi rimorchia sui social la conversazione si svolge più o meno così:

«Ehi ciao»
«Ciao»
«Piacere Evaristo»
«Sìdavveromoltointeressantema quanto sei alto?»

E grazie al cielo che su Tinder per evitare colpi di scena imbarazzanti, specificano l’altezza.

Da un po’ di tempo però devo dire che sto cercando di scendere a patti con questo complesso, precisamente da quando Chiara Ferragni ha sposato Fedez che è più basso di lei e lei continua tranquillona a indossare i tacchi! Cioè, se non si fa problemi lei, lei, io che non sono un cazzo di nessuno posso anche superarla, no? Hashtag pensatialta.

Altra questione è che vengo dal sud e come ogni donna del sud ho ereditato un patrimonio genetico che consiste in:

  • anticorpi contro epatite c, anisakis o qualsiasi altro batterio collegato a pesce crudo, carne cruda, impasto crudo
  • tono di voce quattrocento decibel sopra la media... cristo quanto odio la mia voce
  • tendenza al cucinare salato… che forse è il sale che uccide i batteri… adesso si spiega tutto
  • una peluria bella estesa e rigogliosa, che è veramente il mio incubo peggiore: io oltre al bonus psicologo ad ampia diffusione, metterei a disposizione pure il bonus depilazione, almeno per chi è nato da Napoli in giù
  • A ciò si aggiunge una batteria di difetti tra

  • viso tondo
  • sopracciglia asimmetriche
  • fossette inquietanti
  • una pelle così sottile che si vede l'intera mappatura delle vene
  • ginocchia che hanno la forma della faccia di un carlino
  • e i piedi, poi, di deliziosa taglia 41 che diventa 43 e mezzo con le scarpe da ginnastica. Compro sneakers da uomini e c’è voluto il caldo romano per convincermi a indossare una scarpa aperta perché fino ad ora volevo risparmiare al mondo la visione del mio secondo dito più lungo dell’alluce.

    Mi sto emancipando da sto complesso piano piano, sempre grazie alla Ferragni che ha i piedi come i miei. Lei li chiama ‘alla greca’, quindi ok, dei greci mi fido, loro ne capiscono in fatto di bellezza.

    Ultima piaga d’Egitto è la cellulite, figuriamoci, che dico io, no?, a noi donne c’hanno dato

  • il ciclo
  • l'emicrania
  • l'autocritica
  • l'avere a che fare con gli uomini
  • ma almeno la cellulite cazzo potevano risparmiarcela. Questo si chiama accanimento.

    Infine, ho la raffinatezza di un pescivendolo al mercato, fumo tanto, bevo tanto e dico ‘cazzo’ troppe volte. E faccio troppa pipì, pipì ovunque io mi trovi con chiunque io mi trovi, e sono velocissima eh, di questa mia disinvoltura nel pisciare devo dire vado molto fiera.

    Unica gioia sono le tette, mi piacciono moltissimo, con quei due nei sul seno sinistro di due toni di marrone differenti, anche se ho i capezzoli di una tredicenne che non ha ancora conosciuto lo sviluppo.

    Insomma, lo spettacolo sembra alquanto raccapricciante, e forse in questa trattazione esagero perché quando Dio distribuiva l’autostima io sicuramente ero in fila per le tette, ma non mi sorprendevo affatto quando, alla faccia del mio quid, in preadolescenza i bambini mi dicevano che ero brutta e preferivano sempre le mie amiche.

    Devo dire che molto presto le cose sono cambiate e credo che sia dipeso dal fatto che poi a 13 anni e mezzo sono diventata una donna bell e buon tutto insieme, nonostante i capezzoli in coma irreversibile. Un giorno puff mi so cresciute le tette e allora gli sguardi allupati dei miei coetanei erano finalmente rivolti anche su di me e ne ho approfittato per recuperare tutte le limonate che sentivo di aver perso…

    Non ho mai finito di recuperarle.

    Col passare del tempo, accettando dubbiosa questo mio quid che per me rimane sempre un mah, ho iniziato a provare fastidio per tutta questa importanza che gli uomini danno al mio aspetto fisico a discapito del resto.

    Per esempio, una sera quando lavoravo al pub, un cliente mi dà la mancia e mi chiede il nome, poi si gira verso tutta la tavolata, 22 persone una più dito al culo dell’altra, e dice “è bella Arianna eh?”.

    No brutta testa di cazzo, io sono brava, BRAVA:

  • faccio due lavori al giorno
  • qui pulisco
  • mi invento il menù
  • curo i social
  • curo i social
  • penso agli eventi
  • ho studiato le birre
  • e in ultimo gestisco da sola la sala con 100 coperti, sopportando clienti come voi che fanno millanta modifiche ai panini perchè cazzo tra i trenta che proponiamo non ce n’è uno, uno, che vi stia bene.
  • Arianna è brava porca miseria, non bella. E mo vattene a fanculo tu e la tua mancia del cazzo… no ok sono 20 euro grazie grazie mille tornate a trovarci!

    Certo, io già la sento la mia coscienza filofemminista scuotere la testa perché eh bella mia, ma cosa pretendi? Non vuoi che ti vedano solo per l’aspetto ma te soltanto quello mostri, te ne vai in giro vestita tutta volutamente provocante, sbatti gli occhietti per farti offrire passaggi-drink-cene-pranzi-caffè-sigarette, nel Piccolo Paese 2 non c’è nessuno che non ti abbia limonato, perché pare scortese che uno prova a baciarti e tu lo rifiuti, giusto? tu limoni per educazione, e soprattutto signorella ce lo vogliamo ricordare cosa hai fatto quella sera in discoteca?

    Non so di cosa stia parlando la coscienza ma smettila lo ricordi benissimo: quando tu e Vanni avevate finito i soldi per i cocktail e allora tu hai abbordato uno per bere dal suo drink, poi te lo sei limonato così che non si accorgesse che nel frattempo passavi il drink anche a Vanni per farlo bere… Ecco…. Sul serio vuoi lamentarti che gli uomini non sappiano che leggi Alberto Savinio?

    Ok, forse a sto giro la mia coscienza ministra delle pari opportunità aveva ragione, ma la mia vita consiste in lamentarmi di problemi che hanno già una soluzione.

    Però metti caso l’uscita con Tipo Prati, no? la soluzione a sto problema non era del tutto agevole, per togliermi da quell’ impiccio dovevo andarmene come ho fatto con Gvevovi con la ipsilon da Cvotone, ma col cazzo che me ne vado sennò va a finire che dovrò pagarmi la mia quota e a sto giro non so mica 3 spritz, a sto giro devo ipotecarmi un rene anzi manco quello visto il pessimo funzionamento.

    Così ho in breve escogitato un altro piano d’azione: ho sorriso al suo “sei anche intelligente”, abbiamo cenato parlando della sua seconda villa a Saint Barts e del suo viaggio tra Miami e Los Angeles e quando mi ha chiesto se volessi spostarmi da lui per continuare a bere qualcosa gli ho detto sì, ma mentre eravamo in macchina ho finto un mal di pancia, sarà stato il caldo, tutto quel ghiaccio del mixology, è stato bello sì certo ti lascio il mio numero ma devo proprio tornare a casa.

    Ps: gli ho ovviamente lasciato il numero di Vanni.


    © 2023 Sabrina Spadaro
    © Music by Pietro Falco