




Titolo: 16. CHI NON MUORE SI FIDANZA
Ovvero un racconto di promiscuità e citazioni testuali
Ci sono ci sono ci sono! Lo so, sono sparita di nuovo ma il fatto è che sono stata parecchio impegnata in questo periodo… ma impegnata impegnata… impegnata nel senso romantico del termine… sì ecco… mi sono fidanzata!
Ok, no forse fidanzata è troppo... Sto con uno. E questo uno è… rullo di tamburi.. Filippo Sassi… sto con Filippo Sassi we areeee the champions my frieeeend. Sì proprio il nostro Filippo: Filippo della scopata sul tavolo della cucina dei vicini, Filippo della casa al mare, Filippo stalker a Santa Marinella, Filippo friendzone, insomma se non sapete chi è Filippo, recuperatevi le puntate precedenti che qua c’ho altro da raccontare.
Allora, partiamo da dove eravamo rimasti ovvero da Edo aka il bono di Tinder che mi ha smollata e da me che mi vedevo ogni lunedì con Filippo per una birra. Bene. Facciamo un salto di qualche settimana e arriviamo al 13 dicembre, giorno in cui dovevo uscire per un aperitivo con l’ennesimo Tinder boy, che però mentre scendevo da casa mi ha scritto, citando testualmente, “senti ma dopo il bar si va da te? altrimenti scusa ma una mi ha appena chiesto di andare da lei”. Ovviamente l’ho mandato subito… da lei e affanculo.
Il fatto è che però mo che stavo tutta bella apparecchiata e non mi andava di sprecare tutti quei litri di mascara, così sono uscita lo stesso: ma sì mi bevo uno spritzetto a Trastevere e mi ritiro. Dopo due spritz a stomaco vuoto ero ufficialmente entrata in modalità "questa non è Ibiza ma si può far fiesta uguale” e quindi ho deciso di andarmene in centro alla ricerca di come svoltare la serata.
La svolta della serata è stata un tunisino… o era marocchino… insomma era dell’alta Africa abbiate pazienza in geografia faccio pietà, insomma costui mentre cammino mi prende sottobraccio e continua la strada con me. Io ci ho messo una decina di secondi per capire la situazione perché il Campari aveva fatto il suo lavoro, e a scoppio ritardato mi sono fermata, mi sono girata verso costui e ho chiesto spiegazioni.
Il tipo dell’alta Africa, che per inciso non era niente niente male, mi ha farfugliato una roba del tipo “ti ho vista, sei bella, vuoi da bere?” e ovviamente chi sono io per non accettare caramelle da uno sconosciuto. Siamo andati a Campo de’ Fiori a bere e fumare narghilè e dopo un altro spritz e un calice di vino ho capito dove stesse la fregatura di questa uscita, perché chiacchierando con tipo alta Africa… o adesso che ci penso forse era sud America?! bho vabbè mi aveva detto di essere arrivato in Italia da poco, che un suo amico ci era venuto qualche mese fa e si era trovato una vecchia da sposarsi così da avere la cittadinanza italiana... e suppongo anche l’eredità della vecchia… Ve lo giuro, ho visto anche le foto del matrimonio.
Insomma a un tratto ho capito che tutti quei complimenti e le frasi fin troppo sdolcinate di tipo alta Africa o bassa America avevano l’obiettivo di circuirmi e sposarmi. Vai a vedere che fa pure pagare il conto tutto a me… no no, dovevo trovare una soluzione.
E la soluzione mi è presentata davanti quando due tipi inequivocabilmente romani de Roma si sono avvicinati a noi per salutarlo e si sono seduti al tavolo accanto. Ora, questi qua avevano puntato una tavolata di ragazze portoghesi in vacanza e stavano cercando di rimorchiarle senza sapere mezza parola di portoghese tantomeno di inglese; ebbene, visto che io cercavo una via d’uscita dal mio appuntamento che poteva sfociare in matrimonio combinato per questioni diplomatico-patrimoniali mi sono offerta di aiutarli con la traduzione e così abbiamo unito tutti e tre i tavoli.
Benissimo, le ragazze ordinano per tutti un giro di gin tonic e vari cicchetti, i ragazzi regalano rose ma proprio non ci sanno fare così nel dubbio alla fine le ragazze me le sono limonata io, e oh che dobbiamo fare, qualcuno doveva pur baciarle a queste. Vabbè insomma a una certa sento due parlocchiare tra loro e capisco che il piano di queste grandissime figlie di stronzo era far pagare il conto tutto a noi. Ma porca la miseria e io che le ho pure limonate per darle un'accoglienza calorosa in città.
Comunico ai due ragazzi che queste qua ci volevano intortare, dico anche che me la dovevo svignare dall’amico loro africano-sudamericano perché si vuole accasare e così non mi ricordo neanche io come ce ne andiamo, forse paghiamo?, non lo so: so solo che arriviamo in una discoteca dalle parti di Sant’Andrea della Valle. Entriamo, mi offrono un Negroni e l’entrata in discoteca, bravi, e nel dubbio mi limono pure loro due che con le luci rosse della discoteca parevano pure carucci.
A quel punto, come a ogni serata alcolica che si rispetti, è partito il momento ex e così alle 4 del mattino chiamo Edo il bono di Tinder e vado a fare sesso a casa sua. Onesto. Un sesso che mi è costato 24 euro e 60 di Uber, un sesso pessimo, tra l’altro, così pessimo che a una certa mi sono fermata, l’ho guardato e gli ho detto, citando testualmente, “tu o dimentichi la tua ex oppure avrai un bel problema del cazzo... e non in senso metaforico”... Eh eh eh oh, a me ha fatto ridere.
Lui ha annuito e mi ha detto di mettermi a dormire ma col cazzo che mi sarei svegliata il mattino dopo con lui e i suoi sensi di colpa. Mi sono vestita, sono uscita per chiamare l’ennesimo Uber ma nel cercare il telefono in borsa mi rendo conto di non avere le chiavi di casa. Grandioso, mia madre era al solito fuori Roma… che cazzo faccio mo alle 5 e mezza del mattino? Mi viene in mente di chiamare Filippo, che dopo poco mi risponde e mi dice di prendere l’Uber e andare da lui.
Arrivo a casa dei suoi, lui mi apre l’ingresso secondario da cui si accede alla sua stanza e mi dice borbottando, citando testualmente, "spogliati, lavati le mani e vieni a letto”, che bho a me quel lavati le mani ha fatto molto ridere perché era una cosa strana da dire, poi l’ho vista come una frase tenera, premurosa, poi ero troppo sfatta quindi mi sono messa a letto e buonanotte ai film mentali.
Ed eccoci qui, il giorno dopo, cioè qualche ora dopo, stesi su un letto molto poco virile a fantasia margherite di campo, mentre io mi scusavo per l’accaduto e lui nuovamente borbottando mi rispondeva di non voler nemmeno sapere che ci facevo in giro di mercoledì a quell’ora, “anzi”, mi dice, “stavi co’ uno di Tinder, ve? Ancora che continui Arià?”. Iniziamo a discutere sul fatto che avevo detto di stare sola mentre ora esco col primo stronzo che capita e bho alla fine non ce l’ho fatta più e gli ho detto che in realtà io volevo uscire solo con uno stronzo che mi piace che però mi ha friendzonata.
«E cioè?»
«Tu Filippo!»
«Io ti piaccio?»
«Ma sei cretino?»
«No Arià… non è possibile»
«E invece sì»
«E invece no»
«Vabbè ok sei cretino».
Lui si è alzato, si è andato a lavare i denti e mi ha sbiascicato qualcosa del tipo “è tardi, dobbiamo lavorare, ti accompagno a casa”. Mi sono vestita incazzata, lui si è vestito incazzato, siamo scesi incazzati e camminando incazzati lui mi ha detto incazzato che ho rovinato tutto perché non dovevo dirglielo, perché sta cotta mi sarebbe passata ed era meglio rimanere amici. Io non gli ho risposto e ho continuato a camminare, incazzata, perché tra l’altro sta cazzo di macchina dove cazzo sta parcheggiata? In Abruzzo?
“E mo che si fa?”, mi ha detto dopo essere rimasto in silenzio per un po'. "E mo è un casino,” gli ho risposto e non ho fatto in tempo a rispondere che lui mi ha presa, mi ha sbattuta su una macchina, non sua, la sua chissà ‘ndo cazzo stava, e mi ha baciata. Mi ha baciata, così, di punto in bianco, senza quella preparazione psicologica, quel momento in cui gli occhi di uno si confondono in quelli dell’altro, i volti si avvicinano esitanti, le labbra si sfiorano con delicatezza. No, mi ha pure fatto inzozzare il cappotto perché quel cofano non vedeva acqua dal cambio della Lira.
Insomma, mi ha dato un bacio, lungo, appassionato, bellissimo, poi si è staccato e ha continuato a camminare come se niente fosse. Io ho convenuto tra me e me che forse forse era meglio sposarsi con tipo alta Africa-bassa America piuttosto che affrontare quella giornata. Arriviamo alla macchina, finalmente, entriamo e
«Arià, ascoltami bene, io sono una merda», mi ha detto citando testualmente con un tono serio mai
sentito prima di quel momento.
«Ma no Filippo non sei una merda.. è che penso tu voglia raccontarti questa storia per sembrare
interessante»
«No, farò davvero andare tutto a merda»
«
Se non vuoi, non succederà»
«
Succederà e andrà tutto a merda»
«E se succederà, pazienza»
«E se succede che facciamo?»
«O madonna e che facciamo, Filì, non ti parlerò per una settimana e poi riprenderemo a con i nostri
Lunebeer»
«
Non mi parlerai per una settimana?»
«E porca miseria mi vuoi dare almeno una settimana per elaborare il lutto?»
«Ok… E comunque sei più alta di me, non va bene»
«Ma di tre centimetri!»
«Tre o quattro, sono comunque più basso di te»
«Senti, se ce l’ha fatta Fedez a elaborare la cosa con la Ferragni, puoi farcela anche tu, no?»
«Ma la Ferragni è una copertura, Fedez sta coi maschi»
«Senti Filippo mi vuoi dare un altro bacio o ci raccontiamo del documentario di Ilary Blasi?»
«Io comunque sto dalla parte der pupone eh», mi ha detto. E dopo, sorridendo, mi ha baciata.
E a lavoro non ci siamo mai arrivati.
Insomma, questa è la storia che un giorno racconterò ai bellissimi gemelli che avranno i miei occhi profondi e le sue labbra cicciotte, la storia di come sono scesa da casa per un appuntamento su Tinder e dopo uno sventato matrimonio, il secondo della mia carriera, sono tornata a casa esattamente ventiquattro ore dopo con un principio di relazione… e sì anche un principio di herpes.