




Titolo: 17. TRE METRI SOPRA I DRAMMI ESISTENZIALI
Ovvero come rovinare del buon sesso con una bella sega mentale
Filippo mi dà da pensare. Certo mi ha sempre dato da pensare tra il pippone sul deserto, la casa al mare, i piccioni viaggiatori… ma ultimamente mi dà da pensare pure quando scopiamo e questo non va affatto bene; tipo in questo momento, con due ore scarse di sonno, l’alito di vino e ancora senza mutandine, mi piacerebbe tanto dormire così da non sentire il mal di testa che mi sta trapanando da parte a parte, e invece nuda sotto le lenzuola sto riflettendo su una questione assai spinosa, e cioè che forse sono arrivata a quella fase adulta della vita in cui vivo le relazioni con gli uomini senza più magia, anzi quasi con fastidio.
E non parlo soltanto dei classici, intramontabili fastidi dei peli pubici lasciati nella doccia, o del fatto che gli uomini preferirebbero farsi venire un ictus piuttosto che rispondere a domande del tipo chi sei che fai che tipo di attaccamento materno secondo la teoria di Bowlby hai, o il fatto che stare con un uomo vuol dire passare dall’essere una semplice donna a fungere all’occorrenza da psicologa, madre, fisioterapista, segretaria e consulente sportiva.
No, io ho fastidi più originali. Sono un paio di settimane che ad esempio guardo Filippo e lo vedo brutto, il che è oggettivamente inconcepibile perché Filippo è oggettivamente bello, non bello quanto Edo il bono di Tinder, ma quando Vanni l’ha conosciuto di persona l’ha definito più o meno così: “classica aria da sono figo, lo so bene, mi faccio le seghe guardandomi allo specchio e tu non sarai mai più figa di quanto io lo sono per me stesso…”
“Ah” gli ho risposto io dopo questa accurata descrizione
“Quindi un tuo potenziale grande amore” ha concluso lui.
Eppure ci sono dei giorni in cui sto potenziale grande amore non riesco nemmeno a guardarlo in faccia perché mi fisso sulle diverse sfumature di colore della barba o sul naso leggermente storto o su quelle occhiaie nere da nerd adolescente. Un po’ lo stesso di quando mi guardo allo specchio in giornate con troppi sbalzi ormonali, poco alcol e decisamente alcuna voglia di autoerotismo. Poi mi passa.
Oppure spesso non riesco a sopportare l’idea che lui non legga libri, ma soltanto fumetti… E io posso soprassedere sulla ‘r’ moscia di Gvegovi con la ipsilon da Cvotone ma sui fumetti da nerd adolescenti no…. Che poi, Filippo è decisamente un nerd fermo all’età dell’adolescenza, ma passiamo oltre.
Comunque, alla fine ho cercato di scendere a patti con questa divergenza di gusti letterari grazie alla lettura di un libro in cui la protagonista, tutta fan di classici e Jane Austen, si innamora di un tipo che legge la saga di Twilight. E io Twilight l’ho letto, ci ho pianto sopra, mi sono scritta le frasi più belle su un quaderno e dopo tredici anni ricordo ancora le battute del film a memoria, l’ho rivisto proprio il mese scorso con Filippo, mi sentivo nostalgica… Non sono dunque proprio nella posizione di giudicare… Anche perché io Jane Austen nemmeno l’ho letta.
Ma quello su cui ormai faccio più fatica a infarcire di romantica illusione è il sesso, perché il fatto è che con il passare degli anni la magia del sesso scompare, un po’ come quando cresci e non senti più lo spirito del Natale, come quando scopri che Santa Claus è in realtà lo zio ubriaco. Col sesso è uguale: sembra tutto splendido fino a quando scopri che in realtà eri ubriaca.
È che all’inizio, da piccola, mi ero fatta la mia idea del sesso, anzi anzi, del FARE L’AMORE, una favola ben costruita e infiocchettata alla Tre metri sopra il cielo.
Prima di tutto ho un appello da fare: censurate sto film perché io voglio capire, ma secondo lo stato italiano è legale far vedere a una tredicenne un film del genere, e poi farle comprare tutti i libri della saga? Non credo. Come non dovrebbe essere altrettanto legale far crescere una bambina con le principesse svampite della Disney e il sogno di un principe azzurro bello, dolce, un bel conto in banca e una reggia con gli uccellini che ti riordinano la stanza e la vita, quando la versione originale della storia, l’ho coperto recentemente, è che la bella addormentata viene stuprata dal principe e la sirenetta viene mollata per un’altra.
Che poi io in fondo l’ho sempre saputo che il principe azzurro era una bufala, per questo mi son fatta piacere gli stronzi.
Bisogna censurare comunque la Disney! E censurare Tre metri sopra il cielo!
Dio, quanto mi piace Tre metri sopra il cielo! Ci sono ragazze che lo ammettono, e altre invece che mentono.
C’è lui, Step, bello e dannato, diventato dannato perché in passato è stato ferito, dalla madre, ovviamente, perché se sono stronzi la colpa è sempre delle madri. Un bel giorno si innamora della bella e secchiona figlia di papà e ti voglio non ti voglio ti voglio non ti voglio alla fine iniziano una storia travolgente, tormentata, senza fiato.
Lui un bel mattino la va a prendere da scuola con la moto, la benda, la porta alla casa al mare dei suoi sogni e aridaje con sta casa al mare c’ho na fissazione decennale a quanto pare, la spoglia piano, fanno l’amore per la prima volta, le sussurra parole dolci mentre FM107.3 Radio caos il resto è rumore bianco trasmette in sottofondo Aaaai chen flaa-a-a-ii, striscione finale sul cavalcavia della tangenziale e vissero tutti felici e contenti.
No, insomma felici e contenti questo no perché si lasciano poi si riprendono poi si rilasciano poi fanno un figlio e lei non glielo dice poi lei si sposa con un altro si riprendono lui si sposa con un’altra si rilasciano poi lei gli confessa del figlio si rilasciano si riprendono la moglie di lui rimane incinta si rilasciano si riprendono poi credo che lei muoia. Non lo so devo ancora arrivare alla fine dell’ultimo libro che mi sono comprata qualche settimana fa sempre in preda alla nostalgia…
Però vabè, quantomeno la loro prima volta è stata una storia degna di esser raccontata, al contrario della stragrande maggioranza delle storie di noialtri. Sì, perché per noi che non viviamo nel genio creativo di Federico Moccia, la magia si è spenta ancor prima di accendersi e facendo un bilancio, approssimativo ma tutto sommato verosimile, la prima volta dei ragazzi alla fine è stata con quella che si scopavano tutti, la prima volta delle ragazze alla fine è stata con quello che si scopava tutte.
Io ad esempio in barba al vero amore alla fine l’ho fatto con un semisconosciuto sulle scale dell'hotel in cui ero in vacanza, decisione derivata da una lista di pro e contro dove i contro non ce n’erano e il pro era che in questo modo avrei evitato di darla ad Andrea, ricordate di Andrea, no? , la causa della mia prima sbronza, il primo di una lunga serie di uomini allergici all’idea di stabilità ed esclusività a cui alla fine gliela do comunque.
All’inizio come dicevo ero però intenzionata a non dargliela e quindi il 29 luglio 2010 scrivevo a riguardo della mia decisione di smollarla a Lucio, un ragazzino con cui giocavo allo junior Club “Mi si chiederà: perché vuoi farlo con Lucio se sai che non lo rivedrai mai più? Perché non aspettare un cristo che ti ami e lo voglia fare perché ti vuole? Perché non ce saranno mai… L’AMORE NON FA PER ME! [con puntini, maiuscolo, enfasi e punto esclamativo fedeli alla versione originale]”.
Concludevo la mia dissertazione apologetica con “non mi importa se ciò che farò è giusto o sbagliato… ho quattordici anni… gli errori si possono correggere” e qui ho un messaggio in stile Chiara Ferragni da dare alla piccola Arianna da parte di Arianna del futuro: gioia mia, allo stato attuale delle cose non hai ancora corretto un cazzo se non il caffè delle 15. Col Baileys.
Comunque la sostanza è che per la stragrande maggioranza di noi la prima volta era tipo ’na ceretta all’inguine: dovevamo farlo e possibilmente in modo rapido e indolore e certo rapido lo è stato, indolore su svariati punti di vista non proprio.
Come altrettanto certo è che alla fine ci siamo tutti domandati “è tutto qui?”, domanda che ignoravamo avremmo reiterato ancora ancora e ancora ad eccezione di qualche rara scopata degna di esser ricordata per gli sgrillettamenti in solitaria.
Già, perché diciamocela tutta, le scopate degne di questo nome si possono contare sulle dita della mano, di UNA mano. E qui i problemi vengono da entrambe le parti, perché per ogni donna che scopa a stella marina c’è un uomo a cui questo non importa minimamente, ché fondamentalmente a loro un buco serve poi tutto il resto è rumore bianco.
Non che tutto questo si verifichi tra me e Filippo, no, no e assolutamente no. C’è chimica, tra noi. Ci sono tutti gli elementi della tavola periodica in reazione quando facciamo l’amore. Non si capisce più niente di dove finisce lui e inizio io. NON. SI. CAPISCE. PIÙ. NIENTE. CAZZO. Ma appunto, come in tante altre occasioni, il sesso a volte mi pare più un crudo istinto animale che un dolce momento d’affetto. Ed è per questo che ad esempio ormai non sopporto più le coccole dopo il sesso
Cristo, se c’è una cosa che prima adoravo e che adesso mi infastidisce sono proprio le coccole dopo il sesso. In generale, no?, che senso ha scambiarsi carezzine ed effusioni con un tipo che hai conosciuto da qualche ora, alle belle da qualche giorno, e che da lì a venti minuti potresti non rivedere più? A cosa diamine servono? A dare alla scopata una parvenza di decenza morale? Di borghese perbenismo? A colmare quel bisogno affettivo che tutti in fin dei conti abbiamo? il sogno della benedetta casa al mare? quella voglia d’amore che non soddisfiamo affatto col sesso, per quanto lo vorremmo, ma proprio con quell’attimo dopo lì, quando ci sentiamo inermi, nudi, vuoti e vulnerabili?
E no bello mio, tu adesso da bravo ti alzi e ti vai a sentire inerme nudo vuoto e vulnerabile a casa tua nel letto tuo, perché io ora devo buttarmi nella doccia gelata per togliermi questo tuo profumo del cazzo che ho tutto addosso, sennò va a finire che mi ci sveglierò domani in un domani in cui tu potresti non esserci e ti dovrò pure pensare con affetto perché sto profumo mi sembrerà una delle cose più belle del mondo e no io non la voglio sta cosa bella se poi di te deve rimanere solo questo, solo parvenza di una presenza.
Perciò al massimo ti concedo tre minuti di ripresa, un minuto in più a voler essere indulgente per commentare la performance sessuale come a una partita di calcio wow quando tu e quando io e quel passaggio lì mazza aò e poi basta, tante care cose e non ci provare nemmeno a baciarmi sulla soglia della porta che ti mollo un tuzzo sa, sparisci abracadabra e prendi le scale nemmeno l’ascensore sennò mi tocca pure vederti lì, di fronte a me, a ciondolare nell’attesa e che cazzo più ti devo dire fine se acabò hasta la vista baby.
Ecco, a tutto questo mi ha dato da pensare il buon sesso animale con Filippo, che comunque almeno per il momento so che il giorno dopo mi scriverà… più o meno a mezzogiorno, quando si ricorderà di avere una pseudo fidanzata tra una partita a Football Manager e un progetto di un braccio manipolatore che suona la canzone di Crazy frog sui bordi dei bicchieri.
Ma resta ugualmente la mia triste presa di coscienza di essere diventata dura, sprezzante e cinica nei confronti del sesso e forse dell’amore in generale. Sì. O almeno questa è la storia che voglio raccontarmi.
Perché alla fine, dopo il sesso, le coccole a Filippo gliele lascio fare fino al mattino.