18. L'ARTE DELL'ABBASTANZA

Titolo: 18. L'ARTE DELL'ABBASTANZA

Ovvero mai comprare completini sexy se il tuo ragazzo ascolta i Måneskin

Il momento in cui ho capito di essere innamorata di Filippo è stato lo stesso in cui l’ho perso. Sembra l’inizio delle migliori merdate young adult, lo so, ma non avrei parole migliori per esprimerlo.

Lunedì 25 marzo, giorno numero 102 della nostra relazione, ore 20:02, secondo più secondo meno . Nel garage di Filippo con annessa brandina in cui andavamo a fare sesso, Filippo fa partire un vecchio pezzo dei Maneskin che fa “Amore accanto a te, baby accanto a te, io morirò da re ♫” e si è messo a cantarla.

Magari la trovava orecchiabile, semplicemente orecchiabile. SICURAMENTE la trovava semplicemente orecchiabile. E io invece no, io sono laureata in Lettere e quindi do peso ai testi, cazzo, alle parole, e mi partono sceneggiature mentali.

La verità è che io lo sapevo che quella canzone non era per me, perché c’ero già passata una volta, con Davide. Davide era il cantante chitarrista bono con cui non ricordavo di aver scopato perché era la prima volta che assumevo marijuana. Recuperate l’episodio 12.

Insomma, per quel che io ricordi il periodo passato insieme a lui è stato tutto un fare sesso col blues, in una dependance con indubbie bandiere brasiliane alle pareti… ora che ci penso anche Filippo ha una bandiera in garage… della Sardegna… perché gli piacciono quelle quattro facce che sembrano diverse pure se sono uguali… Gli psicopatici a quanto pare si riconoscono dall’arredamento, ma ovviamente io ci arrivo sempre tardi.

Comunque, per due-tre mesi con Davide è stato bellissimo, luci soffuse, frasi sussurrate all’orecchio e fever all through the night ♫. Poi ci siamo lasciati. Capita, no? Ma solitamente uno quando t’accana o lo esplicita o sparisce, non ti invia una canzone a fine serata, una dannatissima canzone, lasciando a te il compito di decifrare il messaggio sottinteso. E la canzone in questione era Everybody here wants you di Jeff Buckley, che in buona sostanza dice tutti qui ti vogliono ma nessuno ti prende, che poi è una sintesi calzante della mia vita amorosa.

Insomma, dopo avergli scritto senza aver risposta, avevo capito che questo altro campione della comunicazione interpersonale mi aveva lasciato e che il suo romantico e struggente addio era quella canzone… Ma vaffanculo… In ogni caso, dopo un mese, come da copione, ci siamo rivisti… ma è stato senza blues.

Il giorno dopo su Facebook aveva però pubblicato Watching the weels di John Lennon, e allora quella volta ci ho fatto più attenzione a sta cazzo di canzone, e mo porca evaquazione cosa vuol dire che questo guarda le ruote? Ho cercato di dare un senso logico alla questione: sì dunque allora, lui è triste e sconsolato e non può far altro che guardare delle cazzo di ruote perché ha perso tutto ciò che di meglio aveva ovvero me. Non faceva una piega. Ma quindi mi vuole ancora!

Presa dall’impeto romantico ho chiamato Vanni e me lo sono trascinato su un autobus e poi su un treno e un altro treno per arrivare in un paesino di montagna dimenticato pure dalle mappe dove sapevo che Davide avrebbe fatto un concerto quei giorni. Il piccolo problema è che il treno ci aveva lasciato in una città vicina.. sto cazzo di paesello non aveva manco la stazione, ed essendo arrivati a sera tardi non c’erano manco più autobus per arrivarci. Perciò ho dovuto chiamare Davide:

«Ei… Sono dalle parti di …» bo non mi ricordo manco più come si chiamassero quei posti. La sostanza è che gli ho chiesto di venirmi a prendere
«Arianna ieri ci siamo divertiti ma è finita» ha detto «tu non sai stare al mondo», ha detto.
Per inciso, io non sapevo e tuttora non so il motivo per cui ci siamo lasciati, sempre per la stramaledetta marijuana e i vuoti di memoria a breve termine. E infatti ho cercato di chiedergli che diamine fosse successo quella sera e perché mi avesse lasciato ma niente, lui mi ha risposto semplicemente
«Cresci un po’ Arianna.Ciao»

Insomma, da quella telefonata una cosa era certa: Davide guardava quelle ruote del cazzo e basta. E avrei dovuto tenerlo ben presente anche in quel momento con Filippo, dovevo ricordarmi la notte passata a congelarmi il culo in stazione; dovevo ricordarmi di quella Crest che ho bevuto e che ho vomitato; dovevo ricordarmi il ritorno a casa, altre 13 ore di viaggio, muta con Vanni che cercava di farmi sorridere; dovevo ricordarmi di tutto questo e dei giorni successivi di merda che ho passato.

Ma quando Dio distribuiva la capacità di imparare dagli errori, io ero ancora in fila per le tette.

«Filippo blocca un attimo la musica, devo dirti una cosa», gli ho detto quella sera
«Che ne pensi di dirmela mentre ho la testa tra le tue gambe?», mi ha risposto
«Sono innamorata di te»
… Si ok, il mese scorso non ero neanche sicura che mi piacesse e adesso invece sono in modalità 'dammi tre parole sole cuore amore'… probabilmente ero in fila per le tette anche quando distribuivano la coerenza. Comunque è annata così fratellì, ma il bello viene tutto adesso, perché la sagace risposta di Filippo, al solito è stata:
«No… non è possibile»
«E invece sì»
«E invece no»

«Filì, ricominciamo come a dicembre? Sono seria... Sono innamorata di te e ho bisogno di sapere cosa sono io per te»

Lo so, anche qui sembra la classica domanda da film romantico scadente, ma anche qui non trovavo parole migliori per dirlo.

Risultato?
Crisi.
Tragedia greca.

Dopo un’ora, giuro un’ora buona di mutismo selettivo con le mani sulle tempie, che secondo me stava testando se il teletrasporto funzionasse prima o poi, tutto quello che Filippo è riuscito a dirmi è stato
«Arià.. senti… è che non mi piaci abbastanza per prendermi la responsabilità di impegnarmi seriamente con te»

Era decisamente un fottutissimo film di merda, quello lì.

Che poi, sta storia dell’abbastanza ha bisogno di essere n’attimo contestualizzata.

Quanto misura l’abbastanza? In una scala da 1 a 10, 6? 7? E da poco a troppo, è più di poco? Meno di troppo? Come lo quantifichi l’abbastanza? E come sai quando è abbastanza?

E il non essere abbastanza, cosa vuol dire? In base a cosa l’abbastanza non è più abbastanza? E se un bicchiere può essere o non essere abbastanza pieno, una persona può essere o non essere abbastanza?

Abbastanza cosa? Una persona è o non è. Non ha livelli di riempimento, non vende l’anima a peso, non ha frazioni di sé. Non siamo nuvolosi parzialmente soleggiati.

E quindi chi decide questo abbastanza? E in base a quale modello di riferimento, se per noi non esiste un’unità di misura, se siamo nati a occhio e al buio, se non ci siamo scelti come un abito in vetrina ma ci dobbiamo andar bene così?

E perché qualcuno che fa già fatica a cercare di calzare in se stesso, potrebbe riuscire a giudicare se un altro calza meglio o peggio questa vita che gli hanno cucito addosso? Con quale diritto? E con quale dottrina?

Vorrei avere un prontuario dell’abbastanza, uno di quei libricini motivazionali che trovi sullo scaffale delle librerie tra Perdere peso evitando lo stress e Imparare a essere felici senza ammazzare la gente. Sì, all’incirca si chiamerebbe così: L’arte dell’abbastanza. Guida alle misure.

Al capitolo 1 si imparerebbe a essere abbastanza belli, del tipo ‘sorridi ammiccante come la Gioconda e cammina stile Sharon Stone nella pubblicità di Dior j’adore... o come Rosa Ricci in Mare Fuori, dipende dal modello di riferimento. I capelli lasciamoli stare: abbiamo detto l’abbastanza, non il troppo, meglio non strafare’.

Il capitolo 2 tratterebbe l’essere abbastanza intelligenti: ‘cercate di coniugare i congiuntivi anche dopo 3 Negroni, non citate Tre metri sopra il cielo e rimanete ogni tanto in silenzio, dai 10 ai 20 secondi, per darvi un alone di pensosità’.

Il capitolo 3 sull’essere abbastanza gentili suonerebbe più o meno come ‘mostratevi disposti ad ascoltare anche quando vi parlano di teorie del complotto e ricordate agli altri che sono meglio di quello che pensano... anche quando non è vero’.

Alla fine, dopo i capitoli sull’essere abbastanza simpatici, abbastanza dolci, abbastanza forti, abbastanza stronzi, il prezioso prontuario passerebbe ai dosaggi:

‘Per essere abbastanza per qualcuno vi occorreranno:


- 13% di bellezza
- 22% di intelligenza
- 18% di gentilezza
- 14% di simpatia
- 13% di dolcezza
- 12% di forza
- 8% di stronzaggine

Mescolare delicatamente, lasciar posare qualche ora e servire.

Varianti: le percentuali di bellezza e intelligenza possono essere scambiate o modificate a piacimento a seconda delle esigenze del partner.

Avvertenza: ogni valore sopra indicato va diviso in proporzione secondo una percentuale che va dal 65 al 75%, perché come più volte ricordato, in questo libro si tratta dell’essere abbastanza. Per le proporzioni, si vedano le Tavole percentuali dell’abbastanza poste in appendice.

Nota a piè pagina: Per l’essere perfetti, cfr. il secondo volume della collana L’arte della perfezione. Se mi provi, t’innamori.

Quanto misura l’abbastanza? E cosa ne poteva sapere, lui, di quanta me sono fatta, per dire che basto, per dire che non basto?

Cosa cazzo ne sai, tu, di quanta me sono fatta per dire che basto, per dire che non basto, brutto pezzo di fango che fino a qualche mese fa pensavi di avere il micro pene?... avrei dovuto dire. E invece no, ho iniziato a farneticare cose del tipo

«E adesso cosa cazzo me ne faccio di ottanta euro di completini intimi appena comprati, me lo dici? Cioè come minimo pe’ ammortizza’ le spese avevo preventivato almeno sei mesi di sesso i-nin-ter-rot-to della serie "bello mio non si molla finché i testicoli non ti diventano due nocelle pe’ farci aperitivo", roba che t’avrei fatto rimpiangere i bei tempi della scusa del mal di testa»

Filippo si è messo a ridere e mi ha abbracciato
«Tu però sta scusa con me non l’hai comunque mai usata», ha detto
L’ho abbracciato anche io e non ci siamo più detti una parola, finché non mi ha lasciata davanti casa.

«Allora, ci sentiamo fra una settimana?», lui ricordava la promessa che ci eravamo fatti all’inizio
«Sei un coglione» gli ho detto
«Lo so» mi ha risposto.

Dopo una settimana esatta, ieri mi ha inviato un meme di una ragazza che strizza l’occhio con aria furbetta e la didascalia ‘Quando ti tratta bene, ha un bel carattere, è carino di viso e ha un bel fisico… ha il pene piccolo, vero?’.

«Buona pasquetta» aggiunge.
Eh sì, è veramente un coglione.
«Dal momento in cui è opinabile che tratti bene le ragazze, che sei tragicamente bipolare, che il viso carino è tutto sommato soggettivo, e che stai mettendo su pancia, non resta che rassegnarti alla triste verità: sei normodotato»
«Cazzo ma adesso non ho più un difetto, ne ho molti di più», ha risposto
«Era meglio pensare di avere il cazzo piccolo, non è vero?»

Ci siamo rivisti ieri stesso, come ogni relazione disfunzionale che si rispetti, e come ogni relazione disfunzionale che si rispetti abbiamo rifatto sesso. Senza blues. Quando sono tornata a casa la canzone d’addio gliel’ho inviata io, lui non ha risposto e di certo non è ritornato sotto casa mia.

Io comunque nel dubbio l'ho aspettato, spalmata sul pavimento di sto salone dalle stramebe piastrelle, mentre in nome dei vecchi tempi mi scolavo una Crest... che sicuro quella era più che abbastanza.


© 2023 Sabrina Spadaro
© Music by Pietro Falco